Il diritto penale oggi: una crisi da affrontare

Diritto penale oggi

Il diritto penale oggi: una crisi da affrontare

La Fondazione Forense bolognese organizza un evento formativo per la presentazione del nuovo libro del Prof. Sgubbi “Il diritto penale Totale”.

La pioggia che incede da giorni su Bologna non ha certo influito sulla partecipazione al convegno organizzato venerdì 15 novembre dalla Fondazione Forense Bolognese, dal titolo “Il diritto penale oggi”. Anzi, viste le moltissime iscrizioni, il convegno è stato spostato presso la meravigliosa aula Bolognini del Convento di San Domenico.

Gli illustri relatori hanno portato avanti delle interessanti riflessioni muovendo dal nuovo libro del Prof. Sgubbi dell’Università di Bologna, “Il diritto penale totale“.

Lo stesso Prof. Insolera, direttore della Scuola di specializzazione E. Redenti di Bologna, ha rilevato con forza il carattere pervasivo del diritto penale odierno. Che nasce da un programma hobbesiano fondato sull’equazione “potere=paura”. Il diritto penale, quindi diventa un nuovo strumento di marketing per la politica che acquista consensi dal momento in cui fornisce delle risposte semplici alle paure dei cittadini.

Secondo molti dei relatori, l’utilizzo improprio dello strumento penale, al servizio delle campagne elettorali dei politici, sarebbe conseguenza naturale di un approccio populista portato avanti dai teorici della democrazia illiberale.

Interessante l’analisi del percorso normativo che ha condotto sin qui. Il prof. Manes, infatti, ricorda che i primi segnali di una nuova stagione del diritto penale erano già individuabili dalla metà degli anni ’90. Il fenomeno avrebbe preso avvio, secondo il professore, dalla tensione fra l’espansione delle maglie del diritto penale ed il principio di tassatività.

Secondo questa lettura sarebbe stato il principio di tassatività a cedere di fronte alle “esigenze populiste” di estensione dell’ambito della punibilità. Le stesse espressioni che oggi si sono consolidate nel mondo del diritto darebbero prova di quanto evidenziato.

Un periodo storico, questo, in cui si parla di precedente, predittività della decisione, con un incremento del pericolo di estensione in malam partem della norma incriminatrice. Si parla di “tipicità postuma” per l’effimera descrizione delle norme incriminatrici che sarebbero concretamente individuabili solo con la sentenza che definisce il caso concreto.

La spiegazione, particolarmente affascinante per gli operatori del diritto, assume una piega inquietante quando giunge al culmine del climax e chiama in causa la criticatissima riforma che entrerà in vigore a partire da gennaio 2020 (G.U. n. 13 del 16 gennaio 2019 la legge 9 gennaio 2019, n. 3).

La stessa idea dell’imprescrittibilità del reato, infatti, fa dimenticare il principio di presunzione di innocenza.

Difficile smentire una affermazione tanto chiara ed evidente. Ed, infatti, il dibattito è proseguito con affermazioni dirompenti che certo spaventano chi ha avuto l’onore di studiare il diritto penale in modo approfondito.

Il diritto penale è diventato la prima ratio.

La sacralizzazione della vittima implica un richiamo al diritto penale della vendetta.

Prof. Nicola Mazzacuva

Frasi che ad un normale cittadino forse non dicono molto ma che per un giurista suonano come una rivoluzione pronta a condurci verso un futuro distopico.

Infine è stato fornito qualche dato a riprova di questo processo di trasformazione. Ed anche queste informazioni sembrano essere particolarmente allarmanti. Il dato impressionante è, in realtà, un ‘non dato’ nel senso che non siamo in grado di contare il numero dei reati della legislazione speciale previsti nel nostro ordinamento.

Secondo un recente rapporto del Consiglio d’Europa, questi reati sarebbero più di 35.000 ma, da una ricerca interna, risultano essere più di 40.000. Al punto che si è ipotizzato che tutti i presenti nella meravigliosa sala Bolognini, potrebbero commettere senza accorgersene uno o due reati al giorno.

La conclusione del dibattito ha portato ad affermare che il nuovo libro del Prof. Sgubbi non sia frutto di semplice pessimismo ma, purtroppo, di un lucido realismo.

Uscita dal convegno, la pioggia continuava incessantemente a cadere sul mio cappello (cit.) come anche le frasi degli insigni professori che, sebbene forti, mi sono sembrate particolarmente vere ed inattaccabili.

Arrivata a casa, un amico Collega, mi ha mandato un link chiedendomi di ascoltare il discorso di Papa Francesco all’Udienza dell’Associazione Internazionale di Diritto Penale.

Il Papa, forse con parole più dure di quelle dei professori dell’Università di Bologna, ha dipinto lo scenario della giustizia penale internazionale ed italiana con pennellate da espressionista arrabbiato. Tracciando al contempo una linea da seguire per disegnare insieme un framework normativo degno dell”Essere umani”.

Consiglio vivamente di guardare il video in fondo al post.

La riflessione che sorge in me dopo essermi imbattuta in queste diverse analisi è che la situazione è sicuramente allarmante e, tuttavia, non posso più sentirmi sola nella lotta fra l’essere ed il dover essere.

Se solo tutti i giuristi che operano nel settore penale e tutti i fedeli della religione cattolica tornassero ad aderire ai valori che ancora vengono propugnati e che mirano a rinsaldare la primaria funzione del diritto penale, non credete che saremmo già a buon punto?!?

Forse è vero che la speranza è l’ultima a morire.

Avv. Flaminia Leuti

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